Perché continuare e che cosa fa crescere il desiderio di affrontare grandi testi e temi, incontrare ed ascoltare alcuni tra i più importanti nomi della scena teatrale italiana?
Perché portare il teatro in una forma ridotta ma molto vicina e intima per il pubblico?
Perché in un tempo di guerra continuare ad esplorare il tema della fede?
Le alternative di fronte all’inferno del vivere sono due, diceva Calvino: o "accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più" oppure "saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno. E farlo durare, dargli spazio."
Dare spazio a ciò che non è inferno: in questo ci aiuterà in maniera esemplare la poesia contemporanea di Alda Merini con Arianna Scommegna e quella così attuale e provocatoria di Giovanni Testori con l'intensa lettura di Elisabetta Pozzi.
Chi si occupa veramente di teatro e di bellezza sa bene di non essere in paradiso, ma di stare costantemente sull'abisso del morire e del nascere. Sa bene che il teatro non è una fuga dalla realtà, né un anestetico che ci preserva dai dolori e dagli orrori che escono dal cupo del mondo di oggi e di noi stessi; lo stesso cupo, la stessa violenza di cui si parla in "Ifigenia, liberata", nuova produzione di LuganoInScena diretta da Carmelo Rifici, e lo stesso abisso di “Maryam” con Ermanna Montanari e scritto da Luca Doninelli.
Mentre in molti si adagiano sulle poltrone a fare analisi, accuse e strategie, gli artisti stanno invece in prima linea, a fare resistenza, a difendere con tutte le loro forze l'accampamento della bellezza, come fece Hugo von Hofmannsthal con "Jedermann - Il dramma della morte del ricco" aprendo il festival di Salisburgo e che per la prima volta sarà letto in Italia, proprio al Sacro Monte, grazie alla lungimiranza del Teatro Due di Parma.
Gli artisti, dunque, pur consapevoli che la guerra non potrà mai essere estirpata del tutto dal mondo e dai cuori, sanno di dover combattere ogni giorno perché la vita sia davvero vita, perché, come diceva Dostoevskij, "senza la bellezza l'uomo forse non accetterebbe neanche di vivere".
Per questo non potevamo che iniziare con un grande maestro della scena Italiana come Umberto Orsini e il suo Ivan tratto proprio da Dostoevskij chiudendo cosi un piccolo ciclo sul grande autore russo iniziato tre anni fa con Lucilla Morlacchi e poi con Fausto Russo Alesi.
Questo il contenuto di questa ottava edizione che si chiuderà con l’arrivo al Sacro Monte di uno dei più noti comici italiani: Giacomo Poretti.
Andrea Chiodi Direttore artistico Tra Sacro e Sacro Monte