"Vivo da quarant'anni col Grande Inquisitore di Dostoevskij da quando cominciai ad occuparmene in occasione di un romanzo sceneggiato che alla fine degli anni sessanta fu realizzato da Sandro Bolchi per la Rai-TV e che fu seguito da più di venti milioni di persone per otto settimane di seguito. Qualcosa di inimmaginabile oggi."
Come non confrontarsi allora con uno dei più grandi attori del nostro teatro alle prese, potremmo dire da sempre, con le straordinarie pagine dei Karamazov? E così continuiamo ad incontrare al Sacro Monte il grande autore russo che già abbiamo sentito prima dalla voce di Lucilla Morlacchi e poi da Fausto Russo Alesi.
Per chiudere questo sguardo sul Grande Inquisitore, quest’anno abbiamo desiderato aprire il Festival con il più amato interprete della figura di Ivan: Umberto Orsini.
Dopo il successo di Giovanna D'Arco al Sacro Monte torna una delle più amate interpreti della scena italiana con un oratorio sacro ma di una sacralità tutta umana, intrisa di carne, di dolore e anche di speranza.
Un coro, in un teatro spoglio e privo di uno spazio scenico definito, evoca Maria, la madre del Cristo. Alle domande prevedibili del coro, risponde questa madre delle madri, questa donna delle donne.
Nel testo testoriano la parola diventa vera drammaturgia "sacra", perché è più grande di chi la dice, risuona come provocazione, chiama l'uomo e ne fa il testimone, il custode del dire secondo il suo destino.
Le brucianti parole di Alda Merini raccolte nel libretto "Magnificat" suscitano una vibrante interpretazione da parte di Arianna Scommegna che sa restituire tutta la carnalità, tutta l'intimità e tutta la sorprendente immedesimazione della poetessa milanese nei panni della Vergine Maria.
Nel Magnificat di Alda Merini l'umanità di Maria fa emergere una potente contraddizione: la vastità del divino sa trovare spazio in un corpo e per giunta nel corpo di una ragazzina. Una coproduzione tra Teatro de Gli Incamminati – deSidera Teatro in collaborazione con ScenAperta Altomilanese Teatri e ATIR Teatro Ringhiera che arriva al Sacro Monte, con una delle più interessanti interpreti del palcoscenico italiano come Arianna Scommegna.
Nella sua continua evoluzione tecnologica e scientifica la nostra specie non ha mai fatto a meno delle guerre, del sangue, della soprafazione. Perché? Ancora oggi gli uomini cedono alla violenza, non trovano altro modo per combatterla se non usandola a loro volta, sempre in nome di un padre da vendicare, di un territorio da difendere, di un Dio a cui obbedire.
E mentre il mondo è sempre più occupato a prendersi cura delle proprie vittime, le vittime non cessano di diminuire. Ifigenia, liberata tenterà di svelare l'annosa questione della nostra natura violenta. Una straordinaria occasione per il Sacro Monte di poter godere in forma di mise en espace di uno dei più importanti lavori della stagione appena passata, una coproduzione tra LuganoInScena, Piccolo Teatro di Milano e Spoleto Festival dei Due Mondi, con la regia di uno dei più autorevoli registi del panorama teatrale: Carmelo Rifici.
Terminato nel 1911 dopo una gestazione lunga quasi dieci anni, Jedermann è l'opera che Hugo von Hofmannsthal scrive ispirandosi alla tradizione dei morality plays e dei misteries medievali. Jedermann ha ispirato una leggendaria regia di Max Reinhardt che ha inaugurato il neonato Festival di Salisburgo (di cui Hofmannsthal, lo stesso Reinhardt e il compositore Richard Strauss furono i fondatori nel 1920), ambientata sul sagrato e nella piazza del Duomo, luogo in cui viene tutt'oggi allestito il testo, che annualmente è prodotto all’interno del Festival in nuovi allestimenti che coinvolgono grandi attori e registi.
L'attenzione allo scavo nell'interiorità di un uomo (e di ogni uomo) rispetto alla morte, alla responsabilità sociale e al rapporto con il divino e con se stesso propongono una visione estremamente moderna e problematica dell’essere umano, oltre a rimarcare l’assoluto interesse di un autore come Hugo von Hofmannsthal.
Un testo che racconta quanto la figura di Maryam, ovvero di Maria la Madre di Gesù, sia centrale nel Corano e nella cultura islamica. In tempi di terrorismi e di ferocia, Maryam si pone come la "donna dell'incontro", un ponte tra cristianesimo, islam e cultura contemporanea.
Ermanna Montanari dà voce a tre donne palestinesi che condividono con Maria il dolore per la morte dei figli, morti dovute all'ingiustizia e agli orrori del mondo. Madri che si rivolgono a lei per chiedere consolazione o per gridare la propria rabbia, per reclamare vendetta o semplicemente per invocare una risposta al "perché" della guerra e della violenza.
Arriva per la prima volta a Varese e al Sacro Monte una delle attrici più intense del teatro contemporaneo: Ermanna Montanari.
"Quando cresce l’anima?": divagazioni e provocazioni su un organo che i moderni manuali di anatomia non contemplano e di cui pure da millenni gli uomini di ogni latitudine hanno parlato: ma esiste oppure è una chimera? Un desiderio? Oppure è così infinitesimale che non la si vede nemmeno con il più grande scompositore di particelle?
Ma alla fine, se anche la scovassimo, l'anima, a che serve? Cosa ce ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne di noi? Il noto comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo torna a confrontarsi con la fede e precisamente con il tema dell'anima e della sua nascita.
Notissimo al pubblico televisivo e del cinema Giacomo Poretti da qualche anno scrive e recita monologhi riguardanti il rapporto con il mistero; notissimo il suo dialogo con la Madonnina del Duomo di Milano, letto proprio in Piazza Duomo davanti a più di cinquantamila persone.
E così al Sacro Monte torna la comicità, una comicità che sa porre le grandi domande dell'uomo con un sorriso. Un'occasione unica per una lettura in anteprima per il Festival.