"Cosa sono le beatitudini, se oggi dovessi raccontarle a mia figlia adolescente, che ama i supereroi come X Men e Capitan America? Sono come i superpoteri, se le sfrondiamo dall'aspetto un po' antico delle parole, se andiamo a scoprire quello che custodiscono".
L'autrice, attrice e regista Lucilla Giagnoni torna al Sacro Monte dove l'anno scorso è stata applaudita da mille persone entusiaste del suo lavoro giubilare indetto da Papa Francesco. La messinscena, carica di emozioni ed energia, è un viaggio antropologico e spirituale, che parte dalla beatitudine evangelica della Misericordia quale virtù della reciprocità.
"Beati i misericordiosi, perché riceveranno misericordia". Intesa non solo come perdono, ma come accoglienza, coraggio, capacità di mettersi in gioco, come opportunità, donata all'Uomo, di esprimere tutte le proprie potenzialità.
Un'idea del mondo in cui si ponga rimedio al caos endemico delle cose, una convivenza civile, moderata, tranquilla, calcolata. Economica e senza sprechi! Ecco, per qualcuno, il senso della religione. Che contribuisca a creare "sistemi talmente perfetti che nessuno avrebbe più bisogno di essere buono".
Invece… quel Dio che dà gratuitamente a chi non lo merita, che spreca tanta bellezza a chi non l'apprezza, che persino perdona i più spregevoli, no.
Questo introduce il più intollerabile dei disordini. No, grazie. Negli ultimi giorni l'amicizia del devoto Giuda con Cristo precipita nel gorgo di questi pensieri. Fino alla decisione di porre rimedio.
Doninelli indaga le ragioni di Giuda, umane e sottoscrivibili. Peccato non contemplino l'imprevedibilità di Dio e la vertigine della dipendenza da Lui. A questa anomalia egli non vuole affatto male. Continua ad amare sinceramente il nazareno, ma non può consentire che dilaghi il disordine di chi accetta una realtà fuori controllo.
Ascoltiamo Giuda con la voce di Massimo Popolizio, acclamato interprete di cinema e teatro.
Arriva al Sacro Monte uno tra gli artisti più amati e autorevoli della prosa italiana: Glauco Mauri, con un importante studio compiuto assieme a Roberto Sturno sull'opera di Wlliam Shakespeare, che ricordiamo con questa serata per l'anniversario dei 700 anni dalla nascita.
Shakespeare è certamente autore capace di muovere più di ogni altro le grandi domande dell'animo umano.
Questa serata di teatro, poesia e musica propone al pubblico brani tratti da Enrico V, Come vi piace, Amleto, Timone d'Atene, Giulietta e Romeo, Riccardo II, Enrico IV, La dodicesima notte, Giulio Cesare, Macbeth, Re Lear, La tempesta e versi dai sonetti 22, 29, 60, 66, 71, 129 per le traduzioni di Elio Chinol, Angelo Dallagiacoma, Dario Del Corno, Luigi Lunari, Mario Luzi, Eugenio Montale, Piero Rebora, Romana Rutelli, Alessandro Serpieri.
Interprete della nuova generazione del teatro Italiano, amata dai registi e protagonista di importanti produzioni del Piccolo Teatro di Milano e di Ert, torna al Sacro Monte Laura Marinoni, calcando la scena del festival con la storia straordinaria di Santa Rita da Cascia, donna del dialogo e della riconciliazione, per cui tutto può accadere affidandosi a Dio: per questo è conosciuta anche come la Santa dei Miracoli impossibili.
Il lavoro della Marinoni vedrà la luce per la prima volta in questa serata e si inserisce in un percorso personale che dà attenzione al femminile, come già era stato fatto dall'attrice stessa due anni fa, sempre alla terrazza del Mosè, con l'intenso racconto su Etty Hillesum.
La serata è un'esclusiva anteprima, presentata in forma di studio, dello spettacolo che sarà proposto in versione completa al Piccolo Teatro nella prossima stagione.
Il palco del Mosè torna così luogo di sperimentazione artistica, in cui accogliere nuovamente una diversa rilettura del grande autore russo: Dostoevskij con le sue opere interroga se stesso, e noi, sui temi della libertà e del perdono tramite Ivan, figura centrale dei Fratelli Karamazov, il "superuomo" ateo, il raffinato intellettuale che lotta contro Dio.
Ne ripercorriamo i conflitti grazie alla recitazione del noto attore Alesi, condotto per l'occasione dalla Sinigaglia, indagatrice del contemporaneo e anima pulsante del Teatro Ringhiera di Milano.