Tra Sacro e Sacro Monte produce o coproduce nuovi allestimenti nell'ambito di un progetto che ha deciso di investire sulla produzione di testi e allestimenti teatrali inediti per creare autentica cultura sul territorio, dare occasione di lavoro e crescita professionale a giovani maestranze, professionisti dello spettacolo e artisti che creano valore artistico e non solo, lavorando sul territorio.
A cura di Andrea Chiodi, regista
Francesca Garolla, drammaturga
Raffaele Cifani, maestro di coro
Tratto da "Dialoghi delle Carmelitane" di Georges Bernanos
Una produzione Associazione Tra Sacro e Sacromonte
Lo spettacolo è la ripresa di una produzione del 2009, che ci è sembrato opportuno riproporre in questo momento. Racconta gli ultimi tre anni di vita della ventiseienne Etty Hillesum, una ragazza ebrea vissuta ad Amsterdam e morta ad Auschwitz nel 1943. Essa scrisse un lungo diario e nel 1943, dal campo di Westerbork, inviò numerose lettere, fino alla partenza per Auschwitz. In un momento in cui tutto tende verso la morte, in cui ogni uomo è portato all'odio, questa ragazza si fa portatrice di una sbalorditiva speranza. È una donna passionale, concreta, intellettualmente viva e curiosa, che attraverso alcuni incontri comincia a cambiare sguardo sulla realtà.
Diciassette attori per una residenza teatrale intorno ad uno dei testi più interessanti del grande autore francese. "Ho scelto le riflessioni di Bernanos sui grandi temi dell'esistenza: la paura, la libertà, la morte. Mi piace leggere il testo in questa chiave piuttosto che, nella chiave del conflitto tra la religione e la politica. La Rivoluzione francese, dunque, come simbolo di trasformazione, piuttosto che come evento storico. E' il dramma dell'uomo di fronte alla propria morte e nascita.E la sua paura". Così dichiarava Luca Ronconi nel 1988 in occasione della sua messa inscena del testo con, tra le protagoniste, una straordinaria Franca Nuti, attrice da poco scomparsa e che fu con noi al Sacro Monte in chiusura della prima edizione del 2010.
I temi che da sempre sono stati a cuore al festival sono proprio quelli che cita Ronconi quando afferma: "Bernanos perché no? I grandi e profondi moti del cuore umano, finanche la fede, sono da sempre occasione di studio per chi fa teatro, non per questo è un teatro religioso". Un laboratorio, un' occasione per confrontarsi con questo testo e autore. che il festival vuole offrire ad un gruppo numeroso di attrici.
Con Angela Dematté
Regia di Andrea Chiodi
Musiche di Ferdinando Baroffio
Movimenti scenici di Marta Ciappina
Disegno luci di Marco Grisa
Lo spettacolo è la ripresa di una produzione del 2009, che ci è sembrato opportuno riproporre in questo momento. Racconta gli ultimi tre anni di vita della ventiseienne Etty Hillesum, una ragazza ebrea vissuta ad Amsterdam e morta ad Auschwitz nel 1943. Essa scrisse un lungo diario e nel 1943, dal campo di Westerbork, inviò numerose lettere, fino alla partenza per Auschwitz. In un momento in cui tutto tende verso la morte, in cui ogni uomo è portato all'odio, questa ragazza si fa portatrice di una sbalorditiva speranza. È una donna passionale, concreta, intellettualmente viva e curiosa, che attraverso alcuni incontri comincia a cambiare sguardo sulla realtà.
Misteriosamente scopre, parallelamente all'incrudelirsi delle persecuzioni, un nuovo modo di guardare ciò che le accade.
Accade allora che Cristo, vittima innocente di un potere malvagio e dispotico e di un vile tradimento, ricordi Filottete, Ippolito, Prometeo, puniti proprio per la loro lealtà, castità o il loro eccessivo amore per l'uomo - Prometeo inchiodato alla rupe come Cristo alla croce -, figura divina in quanto demònica, sospesa e divisa fra umanità e divinità, fra terra e cielo.
Traduzione di Giorgio Ieranò
Con Mariangela Granelli, Tindaro Granata, Angelo Di Genio, Stefania Pepe, Dario Villa, Sarah Collu, Valentina Maselli. Con la partecipazione di Francesca Lombardi Mazzulli.
Regia Andrea Chiodi, Scene Matteo Patrucco, Costumi Ilaria Ariemme, Movimenti di scena Marta Ciappina, Luci Marco Grisa.
Perché riportare in scena oggi una Passione? Il motivo profondo che spinge ad esplorare il testo del Nazianzeno è il desiderio di recuperare il genere dei centoni, così ricchi e affascinanti, ma anche e soprattutto di cogliere il senso profondo del sacrifico e di ciò che esso ha introdotto nella storia dell'umanità.
Un percorso che avrà come protagonista e portatrice della vicenda la figura di Maria, che in questo contesto diventa Madre, Regina, Eroina e Santa. Un progetto di altissimo valore culturale, unico nel suo genere.
Il testo de La Passione di Cristo è suddiviso in quattro parti: noi abbiamo scelto di portare in scena solo le prime due - Passione e Morte -, tralasciando Sepoltura e Risurrezione e facendo così un'operazione che ricalca in pieno l'uso liturgico di questi brani nell'antichità. L'autore del Christus Patiens riecheggia e riplasma, in chiave cristiana, espressioni e concetti della tragedia greca.
Accade allora che Cristo, vittima innocente di un potere malvagio e dispotico e di un vile tradimento, ricordi Filottete, Ippolito, Prometeo, puniti proprio per la loro lealtà, castità o il loro eccessivo amore per l'uomo - Prometeo inchiodato alla rupe come Cristo alla croce -, figura divina in quanto demònica, sospesa e divisa fra umanità e divinità, fra terra e cielo.
Quando un giovane attore di talento, di lingua francese, come Ugo Fiore, incontra un testo come questo diventa possibile entrare tra le righe di uno dei più noti poeti francesi come Paul Claudel e la sua poesia, insieme a una delle più interessanti e note attrici del panorama teatrale italiano, amica del festival, che torna per la quarta volta sulla Terrazza del Mosè: Federica Fracassi.
Andrà in scena una sacra rappresentazione moderna, che si inserisce perfettamente nel percorso costruito per questa decima edizione. Si arriva così all'ultimo appuntamento in cui i due interpreti daranno vita ad una sorta di dialogo inventato tra lingua francese e lingua italiana, accompagnandoci ne Le chemin de la Croix di Paul Claudel, testo del 1911 che si apre con una provocazione estremamente attuale: "E' finita. Noi abbiamo giudicato Dio e l'abbiamo condannato a morte."
Nella fuga del profugo e nella ricerca del pellegrino, il divino e il terreno, il sacro e il profano, le speranze e le sofferenze trovano il loro punto d'incontro nel tema del viaggio.
Per scoprire Santa Maria del Monte dobbiamo metterci in cammino: in questo spettacolo itinerante il pubblico è condotto in una salita al Monte per raccontare di quel mettersi in viaggio alla ricerca di qualcosa di meglio, di una promessa, una speranza, un desiderio di cambiare le cose; di un al di là.
musiche Daniele D'Angelo
scene Matteo Patrucco
costumi Ilaria Ariemme
disegno luci Marco Grisa
Sei canti in ottave di endecasillabi senza rima e un epilogo. Un poema che ai giorni nostri racconta quanto - nei secoli - tessitori, miniatori, letterati, poeti, musicisti, drammaturghi, storici, registi e attori tentarono di interpretare: la storia della Pulzella d'Orléans.
Maria Luisa Spaziani, musa di Eugenio Montale tanto apprezzata dal premio Nobel e dall'intera critica contemporanea, attraverso la vicenda esemplare di Giovanna d'Arco suggerisce che "forse un angelo parla a tutti, eppure / in quel supremo momento pochi ascoltano".
con Maddalena Crippa
Francesco Colella, Carlotta Viscovo
e con Francesca Mària, Stefania Medri, Raffaella Tagliabue
scene Daniele Spisa
costumi Margherita Baldoni
canti a cura di Emanuele De Checchi
luci Matteo Crespi
in collaborazione con Tieffe Teatro, Proxima Res, Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato
1976, è estate, a Seveso un guasto alla ciminiera di una fabbrica di profumi causa la fuoriuscita di una grande nube di diossina. La diossina è una sostanza estremamente tossica: ustionante, cancerogena e teratogena. Veniva usata in Vietnam per le bombe al napalm.
Sara è una donna di Seveso, è felicemente sposata ed aspetta un figlio. Quella nube cambia la sua vita. Nessuno, nel 1976, conosceva esattamente quali fossero le conseguenze della diossina per il feto. Dal Vietnam arrivavano solo poche, imprecise, ed allarmanti notizie di gravissime malformazioni genetiche. A Seveso adulti e bambini vengono ricoverati in ospedale con gravi forme di cloracne. Il paese viene fatto evacuare. Sara, non ottenendo risposte dalla scienza, si rivolge alla Beata Vergine pregandola di venirle in soccorso. Sara vorrebbe che Maria scendesse dal cielo per aiutarla. E Maria acconsente, ma le propone uno scambio: "Se il tuo fardello è troppo pesante - le dice - lo prenderò io e tu prenderai il mio". Sara, pensando che si sarebbe assisa tra gli angeli in trono, accetta lo scambio. Ma la sua felicità dura poco e nei panni di Maria si trova sul Golgota davanti a suo figlio in croce. Ancora davanti ad un figlio che lei non è in grado di difendere.
Drammaturgicamente il testo è costruito su varie contaminazioni, contrappuntate in diversi linguaggi: danza, prosa, musica, canto. È teso alla ricerca di una sintesi attraverso precise scansioni stilistiche: teatro liturgico-medioevale, teatro realistico ed espressionista, il tutto assemblato da forti tinte di "pittura" simbolista e metafisica. Dal punto di vista del contenuto ANIMA ERRANTE è il tentativo di trovare il "disegno" di una madre assoluta, di una madre nel tempo e attraverso il tempo.
È il percorso tortuoso e difficile di tutte le donne, di tutte le madri che in questo mondo fatto di violenza e sopraffazione non sono in grado di difendere il loro stesso figlio.
Scene e costumi Ilaria Ariemme
Musiche di Ferdinando Baroffio
Disegno luci Marco Grisa
Una nuova creazione, un grande interprete per affrontare una sfida difficile, per portare in scena colui che fu e che sempre sarà il "traditore".
Qual è la faccia del male? Un blasfemo e scioccante Ecce Homo. Ecco tutto. Ecco l'uomo che si dà in pasto ad altri uomini per rivendicare la sua verità. Per indagare se mai ce ne sia una.
Egli ha bisogno di noi ma forse anche noi, lì in platea, abbiamo bisogno di lui. Di conoscere la verità. Lo vogliamo davvero? Ecce homo. Ora dobbiamo decidere cosa farne, ancora una volta.
Questa la nuova produzione per la stagione 2011 della fondazione Paolo VI, dopo il successo della prima, sulla storia di Domenichino Zamberletti, spettacolo che ha visto impegnato un cast di quasi 20 persone tra bambini ed attori, ecco uno spettacolo incentrato su una figura unica, un grande monologo.
Lo spettacolo mira alla riscoperta di un’interessante figura di bambino del Sacro Monte: Domenico Zamberletti, detto Domenichino, esempio per tanti bambini anche se oggi un po’ dimenticato, protagonista della storia Varesina e in particolare del Sacro Monte.
Si è scelto di raccontarlo così: un bambino come tanti altri, ma capace di vedere al cuore delle cose, di stupirsi e di pregare con la coscienza di un Santo, ma con la semplicità di un bambino. Sei attori e oltre venti bambini con una corale intera: questi i personaggi che faranno rivivere la straordinaria e breve avventura umana del bimbo del Sacro Monte.
Il testo sulla figura di Domenichino Zamberletti, scritto per l’occasione da Angela Dematté, giovane promettente attrice teatrale, ma anche scrittrice drammaturgica, vincitrice dell’ultima edizione del premio Riccione.